Seconda puntata

  Gennaio 1954, Marilyn e Joe DiMaggio

January 1954 issue of Now magazine Public domain, via Wikimedia Commons

La relazione di Marilyn con Joe DiMaggio è assai poco documentata e appare piena di incongruenze: Marilyn parlerà assai male di lui dopo il divorzio, eppure DiMaggio sarà sempre presente nei momenti di bisogno e si dimostrerà probabilmente la persona a lei più vicina nei mesi precedenti la sua morte. Sicuramente è il primo dei presenti in lutto al funerale di Marilyn e il suo strazio appare tra i più sinceri. L’incontro tra chi un mito lo era già diventato sui campi di baseball e chi lo stava diventando appesa a petto nudo sulle pareti di sale di barbieri e di bar e motel fu capace di scatenare nell’immaginario popolare una specie di consacrazione romantica del sogno americano. Lui per lei incarna senza dubbio l’immagine dell’uomo protettivo, pronto a offrire devozione e servigi. Lei per lui è la vulnerabilità fatta persona in uno splendido corpo da sottrarre agli sguardi e alle mire fameliche di un mondo che la brama e la sfrutta facendone merce. DiMaggio vorrebbe farle abbandonare la sua carriera di attrice, ma in questa carriera le sembra di avere finalmente trovato la propria identità, la ragione della sua esistenza: Marilyn esiste nell’amore spassionato e disinteressato del suo pubblico, perciò non può accettare il punto di vista di nessun amante, per lo più se possessivo ed egoista. Così la loro relazione va avanti per due anni: si amano, litigano, si lasciano e si ritrovano, tra scenate, botte e notti di passione. Si sposano nel gennaio del 1954. Il matrimonio durerà meno di 9 mesi.

In tutta la sua vicenda terrena Marilyn non apparirà mai più così bella e sessualmente attraente come tra il ’52 e il ’54, anni in cui trionfa, tra l’altro, in Niagara e Gli uomini preferiscono le bionde. Le vibrazioni sessuali che emanano dal suo corpo sono catturate dall’obiettivo della macchina da presa e convogliate più verso l’anonimo mare umano del suo pubblico che verso un singolo amante. Spesso Norma Jeane si sentiva sola, anche quando era circondata dalle troupes dei film o dai tanti sedicenti amici o amanti. E’ sul set di Niagara che cominciarono a manifestarsi i malesseri e i ritardi che in seguito sarebbero diventati proverbiali. I medici presenti sul set non le lesinavano farmaci (tra cui analgesici e barbiturici) che avrebbero dovuto rimetterla in sesto, spesso con scarsi risultati. Aveva crisi depressive acute, piangeva spesso e il suo truccatore personale Whitey Snyder aveva molto da lavorare per renderla presentabile, per far riapparire Marilyn. Niagara fu un immane successo di pubblico, se non lo fu di critica. All’indomani della prima i manifesti di Rose Loomis avevano già invaso tutti gli Stati Uniti. Il cartellone pubblicitario su Hollywood Boulevard era alto una decina di metri e più volte il traffico rallentava per quelli che si fermavano ad ammirarlo. La critica lo considerò come uno scialbo melodramma, ma tutti i complimenti furono per lei, per il personaggio dalla sensualità sfrenata, per i paragoni che si sprecavano con Jean Harlow, Theda Bara, Hedy Lamarr e altre dive degli anni ‘30 e ’40. Lo stipendio le fu portato a 1000 dollari alla settimana. Riceveva circa 5000 lettere al giorno e decine di telefonate da parte delle riviste che volevano un’esclusiva. Alla fine ci era riuscita. Era diventata una star.

Marilyn Monroe e Jane Russell 

Los Angeles Times, CC BY 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0, via Wikimedia Commons

La commedia Gli uomini preferiscono le bionde ha tenuto il cartellone per due anni a Broadway ed è durante le riprese di Niagara che la Fox decide di affidarle la parte di Lorelei Lee nel film omonimo che dovrà trarne un gigante di regista come Howard Hawks. Marilyn è al settimo cielo, ma quando viene a sapere che la sua partner per il film, Jane Russell, avrà un compenso di centomila dollari (a fronte dei previsti dodicimila che avrebbe ricevuto lei) va su tutte le furie e minaccia di rescindere il contratto.

Con Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde e il successivo Come sposare un milionario Marilyn avrebbe fatto guadagnare alla Fox in due anni oltre venticinque milioni di dollari (cioè oltre 500 volte il suo compenso). Ma la Fox resiste, e non solo per spilorceria: se cedesse alle richieste di una singola attrice sotto contratto ne verrebbero minate le basi stesse del sistema che regge una casa di produzione, in anni in cui cominciano a profilarsi le prime avvisaglie della crisi che avrebbe presto avvinto lo Studio System (la TV era in ascesa). Così Marilyn mostrerà il suo risentimento sul set di questo film e nei successivi rallentandone la lavorazione, il che porterà la Fox a perdere centinaia di migliaia di dollari. Non è dunque solo ai deliqui farmacologici e alle intemperanze caratteriali che si dovranno imputare i futuri mostruosi ritardi dell’attrice e le conseguenti interminabili attese delle troupe su ogni set a cui prenderà parte.

 Immagine da come sposare un milionario

Trailer screenshot for the film How to marry a millionaire
Public domain, via Wikimedia Commons

La Monroe e la Russell, durante le riprese de Gli uomini preferiscono le bionde, divennero grandi amiche. Russell testimoniò la timidezza e la serietà di Marilyn sul set, nonostante i ripetuti ritardi rispetto agli orari stabiliti. Anzi, furono le evidenti fragilità e insicurezze di Marilyn a far sì che Russell la “adottasse” nel vero senso della parola, accompagnandola assai spesso dal camerino al set e finendo per accettare che si appropriasse quasi interamente dell’immagine del film (come d’altronde sembrava logico che fosse, dato il titolo). Il successo de Gli uomini preferiscono le bionde (1953) sia al botteghino che presso la critica fu strepitoso. Lo stesso exploit ottenne il film successivo, Come sposare un milionario (1953) di Jean Negulesco, con Betty Grable e Laureen Bacall.

Foto di scena di La magnifica preda

Otto Preminger, foto di scena di La magnifica preda. Public domain, via Wikimedia Commons

Furono le due coprotagoniste, su questo set, ad “adottare” Marilyn e lo stesso Negulesco confessò che, nonostante i ritardi, aveva finito per adorarla “…perché era una bambina dotata di quel ‘qualcosa’ di incomprensibile che faceva di lei un diva; quando montammo il film sullo schermo apparve una grande attrice…”. Joe DiMaggio non partecipò alle sfolgoranti prime dei due film, né agli eventi mondani ad esse connessi (ad esempio, quello al Grauman’s Chinese Theater in cui Monroe e Russell lasciarono le impronte delle mani sul marciapiede di Hollywood Boulevard). Detestava la confusione di Hollywood, geloso di chiunque attraesse l’attenzione di Marilyn. Si mostrava spesso furioso, dietro la sua immagine di eroe forte e silenzioso della leggenda americana del baseball e Natasha Lytess, l’insegnante di recitazione di Marilyn, ricordò che durante tutto il 1953 ricevette spesso telefonate in cui lei piangeva e si lamentava per come lui la trattava.

Durante le riprese del film successivo, La magnifica preda (1954), di Otto Preminger, mediocre melodrammone western con Robert Mitchum, Marilyn si scontrò spesso con il regista, che pretendeva la sua partecipazione anche nelle scene più pericolose (ad esempio quella della zattera travolta dalle rapide di un fiume in piena sulle Rocky Mountains canadesi). L’atmosfera sul set non era più quella “protetta” dei film precedenti e Marilyn era inquieta e depressa. Durante le riprese si fece male ad una gamba. La notizia fece scalpore sulla stampa specializzata e Preminger finì per essere (esageratamente) dipinto come un sadico. DiMaggio si precipitò sul set in suo aiuto come il mitico cavaliere salvatore della fanciulla in pericolo e la sua presenza sembrò intimidire il burbero regista e allo stesso tempo fu di grande conforto per Marilyn. Cominciarono a circolare le voci di un imminente matrimonio che puntualmente ebbe luogo nei primi giorni del’54. Nel frattempo Marilyn era stata sospesa dalla Fox perché si era rifiutata di girare Pink Tights, con Frank Sinatra, una commedia che giudicava stupida e insensata. DiMaggio le diede ragione e le chiese per l’ennesima volta di abbandonare la carriera di attrice, cosa che Marilyn per l’ennesima volta rifiutò.

Per la luna di miele gli sposi si recarono in Giappone, dove DiMaggio era stato in precedenza invitato a seguire una tournée di baseball. La fama di Marilyn era ormai alle stelle e al loro arrivo all’aeroporto di Tokio furono assediati da una tale marea di ammiratori che dovettero svignarsela calandosi dal portellone della stiva dell’aereo. Arrivati al loro albergo, la folla assiepata e urlante era talmente numerosa che furono necessari duecento poliziotti per ristabilire l’ordine. Alla prima conferenza stampa i giornalisti ignorarono lui e tutte le domande furono per l’attrice. Ovviamente questo mandò Dimaggio su tutte le furie, perché non ci stava a fare la figura del valletto.

1954: Marylin si esibisce davanti alle truppe americane in Corea

U.S. Dept. of Defense. Photo of Marilyn Monroe performing for troops at a USO show in Korea, 1954. Public domain, via Wikimedia Commons

La furia aumentò quando il Comando Orientale dell’esercito degli Stati Uniti, di stanza in Giappone, invitò Marilyn a fare una puntata in Corea per intrattenere i combattenti americani: la coppia costituiva ormai la rappresentazione vivente del sogno americano, per cui rifiutarsi di supportare le truppe in guerra era fuori questione. Marilyn accettò con entusiasmo mentre DiMaggio, costretto a far buon viso a cattivo gioco, con la scusa della sua tournée dichiarò di non poterla accompagnare. Marilyn fu condotta a Seul su un aereo militare e, di lì, al fronte in elicottero. Prima dell’atterraggio al campo dei marines si sporse penzoloni fuori dall’elicottero, mantenuta per i piedi da due avieri, per salutare la truppa, provocando una mezza sommossa. Successivamente, davanti ai tredicimila uomini della 45a divisione dei marines cantò Diamond’s are a girl best friend e Bye bye, Baby (entrambe da Gli uomini preferiscono le bionde) suscitando il delirio dei soldati. Era la prima volta che si esibiva davanti a un pubblico così vasto e il clamore suscitato sulla stampa da questo evento finì per indispettire ancor più DiMaggio, il quale la minacciò di chiedere il divorzio praticamente durante la loro luna di miele.